È l'alba, una luminosa alba. Lungo la 5th Avenue insolitamente deserta, libera da passi, voci, musica, clacson e frastuono, un taxi giallo avanza solitario e rallenta fino a fermarsi in prossimità di Tiffany & Co. La portiera si apre e dalla vettura scende una ragazza stretta in un tubino nero Givenchy. I capelli raccolti, gli occhiali neri oversize a coprire il viso angelico dagli eccessi dell'ennesima festa notturna. La collana di perle che le cinge il collo contrasta con il caffè che stringe in una mano e il croissant che tiene nell'altra. Il suo sguardo è rapito da una delle vetrine della gioielleria: in quel momento, solo in quel preciso momento, durante quel rito pagano che consuma ogni mattino, riesce ad abbandonare i tormenti di una vita dove il giorno e la notte si sono scambiati i ruoli, dove le luci artificiali dei club sono solo un palliativo per lenire momentaneamente i tormenti che nasconde dentro di sé.
Il suo nome è Holly Golughtly ed è una prostituta d'alto borgo e le notti frenetiche newyorkesi degli anni ‘60 rappresentano la sua unica speranza, la giungla dolcissima dove perdersi per cercare qualcosa che cambi la sua vita, che dia un senso a quel disordine interiore di un’infanzia dolorosa. L'unico scopo, la sola strada che è riuscita a imboccare, è trovare un uomo ricco che abbia meno di cinquant'anni, che le regali il brivido di un diamante e che le garantisca una vita agiata.
La New York che fa da sfondo, che stringe a sé Holly, è una città in piena rivoluzione sociale nella quale il materialismo comincia ad essere una via di fuga facile. È proprio in questo clima di rivolte, contestazioni, e di fermento che dalla finestra dell'appartamento al numero 169 East 71St Street e Lexington Avenue la voce di Holly prende corpo e si diffonde nell'aria intonando Moonriver con una delicatezza che contrasta fortemente con le notti holliwoodiane alle quali prende parte.
Questo suo canto non è una forma di redenzione, non è il rimorso per ciò che cerca e come lo cerca. Le note, la sua voce, sono un soave canto di sirena che sfida le debolezze dell'animo maschile e che risuona nelle fragilità più nascoste di una città tentacolare. Holly corre, implora, scende a compromessi pur di raggiungere la luce, quella luce che dentro le manca o che, forse, è stata oscurata dal torbido del suo passato.
Per tutto questo il diamante diviene il simbolo di uno status che Holly identifica come riscatto e le vetrine di Tiffany sono acquari che proteggono la sua salvezza, sono rettangoli trasparenti che custodiscono pietre e metalli preziosi. Sono casseforti di un sogno. Così il rito si consuma quotidianamente: Holly risveglia New York e New York la cinge nel suo abbraccio, in una delicata forma di affetto che solo questa città sa dare.

I nostri consigli:
- da leggere: il romanzo di Truman Capote (1958) è edito in Italia da Garzanti (nelle foto successive la copertina attuale e la prima edizione che ha un valore di circa 9.000 Euro!);
- da vedere: il film con Audrey Hepburn (regia di Blake Edwards, 1961) è visibile su Amazon Prime (nell'ultima foto la locandina ufficiale del tempo).



Curiosità:
- L'appartamento scelto dal regista Blake Edwards per la casa di Holly si trova al 169 di East 71st Street. Attualmente è possibile affittarlo per circa 2.500$ al mese (foto1);
- All'interno della sede di Tiffany sulla 5th Ave, dopo la ristrutturazione, ha riaperto anche il Blue Box Cafe dove poter fare colazione, pranzare o prendere un thé. Qui tutte le informazioni, il menù e il modulo prenotazioni (foto2);
- Sempre all'interno di Tiffany troverete una experience dedicata a Colazione da Tiffany: ve ne parleremo sui social, seguiteci!

